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Marzo 8, 2022by Giuseppe Cerase

L’Italia?
L’hub logistico farmaceutico del Mediterraneo

Intervista al presidente di Assoram Pierluigi Petrone rilasciata su IFarma

L’Italia? L’hub logistico farmaceutico del Mediterraneo

Così vede il futuro il presidente di Assoram Pierluigi Petrone. Con lui parliamo dell’impegno dell’associazione nei periodi più bui della pandemia, del grande progetto del Pharma Logistic and Transportation Group, dell’attenzione all’innovazione e alla sostenibilità. E di una nuova governance che punta a una migliore rappresentatività degli associati

Associazione di filiera healthcare più longeva (è nata nel 1965), Assoram rappresenta una compagine di 130 ragioni sociali, cui fanno capo oltre 160 magazzini autorizzati censiti presso la banca dati ministeriale.

Un comparto importante anche dal punto di vista economico, fatto di operatori specializzati nei servizi in Gdp e Gmp – (officine) da cui transita la quasi totalità dei prodotti health destinati al canale ospedaliero – Gdo e farmacie/parafarmacie, oltre che vendita a distanza e a domicilio, frontiere in piena espansione.

Presidente dell’associazione dal 2018, Pierluigi Petrone ha visto svolgersi gran parte del suo mandato sotto l’emergenza epidemica da Covid-19, che ha fortemente condizionato il settore della salute. Una criticità che Assofarm è riuscita a trasformare in una opportunità di crescita.

Dottor Petrone, per iniziare vogliamo fare il punto su cosa rappresenta Assoram oggi?

Rappresenta l’anello di congiunzione tra chi produce e chi dispensa, raccogliendo al suo interno i depositari e i concessionari. I primi stoccano i prodotti loro affidati in un magazzino autorizzato e certificato, senza detenerne la proprietà, che rimane in capo al produttore. Questo dà ordini al depositario di distribuire e dispensare lungo il ramo di filiera costituito da ospedali, distributori intermedi facenti capo ad Adf e Federfarma Servizi, farmacie comunali afferenti ad Assofarm, farmacie private aderenti a Federfarma. 

I secondi sono le aziende che hanno stipulato un contratto di natura civilistica con il produttore, da cui comprano uno o più prodotti, divenendone distributori esclusivi o semi-esclusivi su base nazionale, regionale o sub regionale. Sul totale delle spedizioni, il 52-53 per cento è diretto agli ospedali, il 24-26 per cento alle farmacie o alla distribuzione intermedia.

Cosa ha rappresentato la pandemia per la vostra associazione?

Il primo giorno di lockdown è stato lunedì 9 marzo 2020. Da quel giorno non abbiamo mai interrotto il continuo replacement degli stock alle farmacie, ai grossisti e agli ospedali. Il tutto, tengo a precisare, senza ricevere alcun supporto da parte dello Stato. Ci siamo cautelati ottimizzando la turnazione, riducendo quindi il numero di persone che possono assembrarsi all’interno dei magazzini. Durante il periodo pandemico abbiamo visto una percentuale di spedizioni rappresentata dall’e-commerce– piccola in termini assoluti– passare dallo 0,4 per cento pre-pandemia a quasi il 2,5 per cento attuale: il 500 per cento di crescita. 

Prevediamo che questo segmento continui a crescere velocemente anche nei prossimi anni, tanto che la nostra associazione ha voluto intercettare queste forme di distribuzione creando un nuovo cluster di associati – chiamati “aggregati” –che oggi conta una decina di soggetti. Si tratta di coloro che da un lato prestano servizi per gli associati ordinari e dall’altro per le nuove forme di distribuzione come l’on line.

Stiamo parlando di pandemia. Non possono chiederle una battuta sulla distribuzione dei vaccini.

Per definizione siamo il braccio operativo delle aziende farmaceutiche. Normalmente siamo già in grado di distribuire anche prodotti a temperatura controllata in un arco temporale ristretto. Prima della pandemia, nel periodo tra fine settembre e la prima decade di dicembre gestivamo la distribuzione di 10-12 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale a livello nazionale. Numeriche sono arrivati a quasi 20 milioni nel 2020 a seguito dell’incremento di domanda di questo vaccino, dovuto all’importante comunicazione del ministero della Salute che sottolineava l’importanza di questa profilassi in tempi di Coronavirus. 

Prima dell’inizio della campagna vaccinale anti-Covid (27 dicembre 2020) indirizzammo una lettera alla presidenza del Consiglio dei ministri, al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al ministero della Salute e alla Conferenza Stato-Regioni per chiedere se lo Stato avesse già messo a punto un piano di distribuzione logistica dei vaccini, tenendo conto che sarebbe stato necessario prevedere anche una distribuzione a più riprese in funzione del numero di richiami successivi. Posso dire con orgoglio che questa nostra iniziativa, che portò a conoscenza dell’allora Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri le potenzialità della nostra rete, fece scattare la scintilla all’interno dell’organizzazione commissariale per definire le modalità logistiche per la distribuzione dei vaccini anti-Covid.

Pare di capire che il trasporto dei vaccini anti-Covid abbia vissuto una storia travagliata prima di andare a regime…

In effetti sì. Alla fine di novembre 2020 siamo stati ascoltati dalla IX Commissione Trasporti della Camera, che ha voluto approfondire il ruolo strategico che potevamo rappresentare per il Paese. È stato così dato vita al Focus vaccini, in cui abbiamo riportato le caratteristiche dei vaccini e in che modo si sarebbe dovuta organizzare la loro logistica, tenendo conto della complessità della gestione di grandi volumi di un prodotto molto particolare come questo. Che, come sappiamo in molti casi, richiede conservazione e trasporto a temperature severe (Moderna -20 °C e Pfizer -70 °C).

Quindi Assoram è intervenuta in questo processo delicato?

Non siamo stati coinvolti direttamente nello svolgimento dell’attività. La struttura commissariale aveva definito la gestione attraverso un unico hub nazionale a Pratica di Mare, cui venivano consegnate le forniture di Moderna, J&J e Astrazeneca (Pfizer invece garantiva la consegna diretta presso i punti di distribuzione).

Ma come funzionava?

Poste Italiane avrebbe dovuto gestire da un lato il sistema informativo e dall’altro la tracciabilità del flusso di prodotti dall’hub di Pratica di Mare a tutti i punti di somministrazione sul territorio, per il tramite del corriere Sda. Un vettore scelto non in base a caratteristiche specifiche del servizio di trasporto, ma perché al tempo si occupava già della distribuzione dei dispositivi di protezione individuale per conto della struttura commissariale. Dal nostro punto di vista ciò non era corretto. La legge 219 del 2006 che regolamenta anche il trasporto dei farmaci, soprattutto per quanto riguarda il trasporto in condizioni di temperatura controllata, pone l’obbligo agli associati di Assoram di rispettare stringenti vincoli di natura tecnica e tecnologica nonché ad avere un’autorizzazione ad hoc per la distribuzione di questo particolare tipo di prodotti. Con il cambio del Commissario all’emergenza e l’arrivo del generale Figliuolo e della sua squadra riuscimmo a far comprendere il know-how dei nostri associati nel trasporto del bene farmaco/vaccino.

Alla fine, siete riusciti a far entrare in gioco qualcuno dei vostri associati per la distribuzione dei vaccini anti-Covid?

A maggio-giugno 2021 la struttura commissariale aprì una gara specifica per la gestione e distribuzione dedicata ai corrieri autorizzati per la logistica dei farmaci. Gara che fu vinta da uno dei nostri associati (Phse), che da allora si occupa del trasporto delle fiale dall’hub di Pratica di Mare ai vari punti di somministrazione in tutta Italia.

Assoram è stata anche tra i promotori del Pharma Logistic and Transportation Group.
Di che si tratta?

Assoram è riuscitati a riunire tutte le sigle sindacali del mondo dei trasporti afferenti a Confetra (marittimi, su gomma, su rotaia e aerea). Dalla somma di tutte queste expertise è nato il Pharma Logistic Transportation Group (Pltg). Che ha due portavoce: per la logistica farmaceutica il sottoscritto, in quanto presidente Assoram; per il settore trasporti Alessandro Albertini, in qualità di presidente di Anama. A seguito della nascita di Pltg abbiamo avuto un grande ritorno. Da un lato i membri continuano a incontrarsi per analizzare le criticità che chi si occupa di stoccaggio e distribuzione deve affrontare. Dall’altro, essendo in contatto con il cluster Alisei – costituito da aziende farmaceutiche, istituti di ricerca e grandi strutture ospedaliere – stiamo lavorando per il reshoring di quelle produzioni che in passato sono state portate all’estero perché considerate non molto profittevoli. La pandemia ha però dimostrato apertamente la vulnerabilità di una parte del nostro processo. La potenza è nulla senza il controllo. L’Italia, che da marzo 2018 è il primo Paese per manifatturato farmaceutico, ha bisogno di implementare ulteriormente l’asset della logistica e della distribuzione. D’altronde geograficamente l’Italia rappresenta un punto centrale nel Mare Mediterraneo. Penso che, anche nell’ottica del Pnrr, sia necessario e opportuno far diventare il nostro Paese il l’hub logistico farmaceutico del bacino mediterraneo. Una sorta di cerniera che unisce il Nord Africa, che nel prossimo decennio vedrà aumentare la domanda di salute, e il Medio Oriente, dove esistono eccellenze nella ricerca e nell’innovazione di questo settore, citando Israele a titolo di esempio.

Di cosa si occuperà il Pltg nel prossimo futuro?

Per ora posso dire che stiamo dialogando con le amministrazioni regionali e locali per capire in che modo i nostri associati possono offrire un valore aggiunto nell’ottimizzazione delle spese che rientrano nel Pnrr. Ricordiamoci infatti che oggi logistica non significa più solo movimentazione di pacchi. Ma movimentazione di dati, informazioni e servizi. Avere una logistica di prossimità che sappia dialogare con gli stakeholder inerenti la trasformazione digitale e la transizione ecologica rappresenta un plus che non si può ignorare.

Parliamo di governance. Cosa bolle in pentola?

Sono stato eletto presidente nel maggio 2018. A causa della pandemia, nell’assemblea 2020 abbiamo chiesto di far slittare le elezioni dal 2021 al 2022. Nel frattempo, abbiamo avuto necessità di una nuova governance che potesse riflettere le nuove dinamiche in termini di associati. Ciò significa una nuova rappresentatività, non più solo su base regionale. Prima la base degli associati nominava un Consiglio nazionale di 15 persone che eleggeva un presidente, un vicepresidente e sette membri del Comitato direttivo. Oggi abbiamo fuso il Consiglio nazionale e il Comitato direttivo, dando origine a un Consiglio direttivo formato da 11 persone. Il presidente del Consiglio viene eletto direttamente dall’assemblea dei soci (non più dal Consiglio nazionale). Dei 10 consiglieri, cinque vengono eletti tra gli associati appartenenti alle prime due fasce di contribuzione. Gli altri cinque consiglieri sono eletti tra gli associati delle altre tre fasce di contribuzione. In questo modo abbiamo pari rappresentatività di tutti gli associati indipendentemente dalle loro dimensioni aziendali. Per la prima volta abbiamo inserito nel nostro statuto la non eleggibilità dei rappresentanti di una medesima ragione sociale. Ciò per evitare che la rappresentanza più ampia non sia espressione di una stessa azienda

Si parla anche di una collaborazione tra Assoram e Mind (Milano innovation district).

È uno dei progetti di punta di questo 2022. L’idea è quella di entrare nel board istituzionale del Mind, che raccoglierà l’eccellenza dell’innovazione made in Italy. La presenza di Assoram in questo luogo testimonia la continua innovazione nel campo della logistica che contraddistingue l’attività dei nostri associati. Abbiamo programmato la parte pubblica della nostra assemblea annuale proprio negli spazi del Mind, alla presenza dei vertici delle istituzioni regionali lombarde, invitando anche il ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vincenzo Colao.

 

 

Cosa c’è nel futuro di Assoram?

La nostra associazione sta vivendo un momento di grande positività ed energia. Non solo per questa maggiore attenzione alla rappresentatività degli associati, ma anche per il dialogo che personalmente ho rinsaldato con i presidenti delle altre associazioni di categoria lungo la filiera del farmaco, da Farmindustria, Egualia, Adf, Federfarma e Federfarma Servizi ad Ascofarve per la parte veterinaria. Inoltre siamo sempre più partner di istituzioni universitarie, da Padova a Firenze, a Napoli, dove partecipiamo a corsi di formazione in logistica farmaceutica. Perché questa parte della catena del farmaco avrà grande sviluppo nei prossimi anni. Il futuro ci vedrà protagonisti di sfide quali la spinta alla digitalizzazione della salute e all’informatizzazione sempre più complessa. Così come la trasformazione ecologica con magazzini green, energivori sì, ma di energia pulita

IFarma – Febbraio 2022

Articolo a cura di Carlo Buonamico

Giuseppe Cerase

L’Italia?
L’hub logistico farmaceutico del Mediterraneo

Intervista al presidente di Assoram Pierluigi Petrone rilasciata su IFarma

L’Italia? L’hub logistico farmaceutico del Mediterraneo

Così vede il futuro il presidente di Assoram Pierluigi Petrone. Con lui parliamo dell’impegno dell’associazione nei periodi più bui della pandemia, del grande progetto del Pharma Logistic and Transportation Group, dell’attenzione all’innovazione e alla sostenibilità. E di una nuova governance che punta a una migliore rappresentatività degli associati

Associazione di filiera healthcare più longeva (è nata nel 1965), Assoram rappresenta una compagine di 130 ragioni sociali, cui fanno capo oltre 160 magazzini autorizzati censiti presso la banca dati ministeriale.

Un comparto importante anche dal punto di vista economico, fatto di operatori specializzati nei servizi in Gdp e Gmp – (officine) da cui transita la quasi totalità dei prodotti health destinati al canale ospedaliero – Gdo e farmacie/parafarmacie, oltre che vendita a distanza e a domicilio, frontiere in piena espansione.

Presidente dell’associazione dal 2018, Pierluigi Petrone ha visto svolgersi gran parte del suo mandato sotto l’emergenza epidemica da Covid-19, che ha fortemente condizionato il settore della salute. Una criticità che Assofarm è riuscita a trasformare in una opportunità di crescita.

Dottor Petrone, per iniziare vogliamo fare il punto su cosa rappresenta Assoram oggi?

Rappresenta l’anello di congiunzione tra chi produce e chi dispensa, raccogliendo al suo interno i depositari e i concessionari. I primi stoccano i prodotti loro affidati in un magazzino autorizzato e certificato, senza detenerne la proprietà, che rimane in capo al produttore. Questo dà ordini al depositario di distribuire e dispensare lungo il ramo di filiera costituito da ospedali, distributori intermedi facenti capo ad Adf e Federfarma Servizi, farmacie comunali afferenti ad Assofarm, farmacie private aderenti a Federfarma. 

I secondi sono le aziende che hanno stipulato un contratto di natura civilistica con il produttore, da cui comprano uno o più prodotti, divenendone distributori esclusivi o semi-esclusivi su base nazionale, regionale o sub regionale. Sul totale delle spedizioni, il 52-53 per cento è diretto agli ospedali, il 24-26 per cento alle farmacie o alla distribuzione intermedia.

Cosa ha rappresentato la pandemia per la vostra associazione?

Il primo giorno di lockdown è stato lunedì 9 marzo 2020. Da quel giorno non abbiamo mai interrotto il continuo replacement degli stock alle farmacie, ai grossisti e agli ospedali. Il tutto, tengo a precisare, senza ricevere alcun supporto da parte dello Stato. Ci siamo cautelati ottimizzando la turnazione, riducendo quindi il numero di persone che possono assembrarsi all’interno dei magazzini. Durante il periodo pandemico abbiamo visto una percentuale di spedizioni rappresentata dall’e-commerce– piccola in termini assoluti– passare dallo 0,4 per cento pre-pandemia a quasi il 2,5 per cento attuale: il 500 per cento di crescita. 

Prevediamo che questo segmento continui a crescere velocemente anche nei prossimi anni, tanto che la nostra associazione ha voluto intercettare queste forme di distribuzione creando un nuovo cluster di associati – chiamati “aggregati” –che oggi conta una decina di soggetti. Si tratta di coloro che da un lato prestano servizi per gli associati ordinari e dall’altro per le nuove forme di distribuzione come l’on line.

Stiamo parlando di pandemia. Non possono chiederle una battuta sulla distribuzione dei vaccini.

Per definizione siamo il braccio operativo delle aziende farmaceutiche. Normalmente siamo già in grado di distribuire anche prodotti a temperatura controllata in un arco temporale ristretto. Prima della pandemia, nel periodo tra fine settembre e la prima decade di dicembre gestivamo la distribuzione di 10-12 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale a livello nazionale. Numeriche sono arrivati a quasi 20 milioni nel 2020 a seguito dell’incremento di domanda di questo vaccino, dovuto all’importante comunicazione del ministero della Salute che sottolineava l’importanza di questa profilassi in tempi di Coronavirus. 

Prima dell’inizio della campagna vaccinale anti-Covid (27 dicembre 2020) indirizzammo una lettera alla presidenza del Consiglio dei ministri, al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al ministero della Salute e alla Conferenza Stato-Regioni per chiedere se lo Stato avesse già messo a punto un piano di distribuzione logistica dei vaccini, tenendo conto che sarebbe stato necessario prevedere anche una distribuzione a più riprese in funzione del numero di richiami successivi. Posso dire con orgoglio che questa nostra iniziativa, che portò a conoscenza dell’allora Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri le potenzialità della nostra rete, fece scattare la scintilla all’interno dell’organizzazione commissariale per definire le modalità logistiche per la distribuzione dei vaccini anti-Covid.

Pare di capire che il trasporto dei vaccini anti-Covid abbia vissuto una storia travagliata prima di andare a regime…

In effetti sì. Alla fine di novembre 2020 siamo stati ascoltati dalla IX Commissione Trasporti della Camera, che ha voluto approfondire il ruolo strategico che potevamo rappresentare per il Paese. È stato così dato vita al Focus vaccini, in cui abbiamo riportato le caratteristiche dei vaccini e in che modo si sarebbe dovuta organizzare la loro logistica, tenendo conto della complessità della gestione di grandi volumi di un prodotto molto particolare come questo. Che, come sappiamo in molti casi, richiede conservazione e trasporto a temperature severe (Moderna -20 °C e Pfizer -70 °C).

Quindi Assoram è intervenuta in questo processo delicato?

Non siamo stati coinvolti direttamente nello svolgimento dell’attività. La struttura commissariale aveva definito la gestione attraverso un unico hub nazionale a Pratica di Mare, cui venivano consegnate le forniture di Moderna, J&J e Astrazeneca (Pfizer invece garantiva la consegna diretta presso i punti di distribuzione).

Ma come funzionava?

Poste Italiane avrebbe dovuto gestire da un lato il sistema informativo e dall’altro la tracciabilità del flusso di prodotti dall’hub di Pratica di Mare a tutti i punti di somministrazione sul territorio, per il tramite del corriere Sda. Un vettore scelto non in base a caratteristiche specifiche del servizio di trasporto, ma perché al tempo si occupava già della distribuzione dei dispositivi di protezione individuale per conto della struttura commissariale. Dal nostro punto di vista ciò non era corretto. La legge 219 del 2006 che regolamenta anche il trasporto dei farmaci, soprattutto per quanto riguarda il trasporto in condizioni di temperatura controllata, pone l’obbligo agli associati di Assoram di rispettare stringenti vincoli di natura tecnica e tecnologica nonché ad avere un’autorizzazione ad hoc per la distribuzione di questo particolare tipo di prodotti. Con il cambio del Commissario all’emergenza e l’arrivo del generale Figliuolo e della sua squadra riuscimmo a far comprendere il know-how dei nostri associati nel trasporto del bene farmaco/vaccino.

Alla fine, siete riusciti a far entrare in gioco qualcuno dei vostri associati per la distribuzione dei vaccini anti-Covid?

A maggio-giugno 2021 la struttura commissariale aprì una gara specifica per la gestione e distribuzione dedicata ai corrieri autorizzati per la logistica dei farmaci. Gara che fu vinta da uno dei nostri associati (Phse), che da allora si occupa del trasporto delle fiale dall’hub di Pratica di Mare ai vari punti di somministrazione in tutta Italia.

Assoram è stata anche tra i promotori del Pharma Logistic and Transportation Group.
Di che si tratta?

Assoram è riuscitati a riunire tutte le sigle sindacali del mondo dei trasporti afferenti a Confetra (marittimi, su gomma, su rotaia e aerea). Dalla somma di tutte queste expertise è nato il Pharma Logistic Transportation Group (Pltg). Che ha due portavoce: per la logistica farmaceutica il sottoscritto, in quanto presidente Assoram; per il settore trasporti Alessandro Albertini, in qualità di presidente di Anama. A seguito della nascita di Pltg abbiamo avuto un grande ritorno. Da un lato i membri continuano a incontrarsi per analizzare le criticità che chi si occupa di stoccaggio e distribuzione deve affrontare. Dall’altro, essendo in contatto con il cluster Alisei – costituito da aziende farmaceutiche, istituti di ricerca e grandi strutture ospedaliere – stiamo lavorando per il reshoring di quelle produzioni che in passato sono state portate all’estero perché considerate non molto profittevoli. La pandemia ha però dimostrato apertamente la vulnerabilità di una parte del nostro processo. La potenza è nulla senza il controllo. L’Italia, che da marzo 2018 è il primo Paese per manifatturato farmaceutico, ha bisogno di implementare ulteriormente l’asset della logistica e della distribuzione. D’altronde geograficamente l’Italia rappresenta un punto centrale nel Mare Mediterraneo. Penso che, anche nell’ottica del Pnrr, sia necessario e opportuno far diventare il nostro Paese il l’hub logistico farmaceutico del bacino mediterraneo. Una sorta di cerniera che unisce il Nord Africa, che nel prossimo decennio vedrà aumentare la domanda di salute, e il Medio Oriente, dove esistono eccellenze nella ricerca e nell’innovazione di questo settore, citando Israele a titolo di esempio.

Di cosa si occuperà il Pltg nel prossimo futuro?

Per ora posso dire che stiamo dialogando con le amministrazioni regionali e locali per capire in che modo i nostri associati possono offrire un valore aggiunto nell’ottimizzazione delle spese che rientrano nel Pnrr. Ricordiamoci infatti che oggi logistica non significa più solo movimentazione di pacchi. Ma movimentazione di dati, informazioni e servizi. Avere una logistica di prossimità che sappia dialogare con gli stakeholder inerenti la trasformazione digitale e la transizione ecologica rappresenta un plus che non si può ignorare.

Parliamo di governance. Cosa bolle in pentola?

Sono stato eletto presidente nel maggio 2018. A causa della pandemia, nell’assemblea 2020 abbiamo chiesto di far slittare le elezioni dal 2021 al 2022. Nel frattempo, abbiamo avuto necessità di una nuova governance che potesse riflettere le nuove dinamiche in termini di associati. Ciò significa una nuova rappresentatività, non più solo su base regionale. Prima la base degli associati nominava un Consiglio nazionale di 15 persone che eleggeva un presidente, un vicepresidente e sette membri del Comitato direttivo. Oggi abbiamo fuso il Consiglio nazionale e il Comitato direttivo, dando origine a un Consiglio direttivo formato da 11 persone. Il presidente del Consiglio viene eletto direttamente dall’assemblea dei soci (non più dal Consiglio nazionale). Dei 10 consiglieri, cinque vengono eletti tra gli associati appartenenti alle prime due fasce di contribuzione. Gli altri cinque consiglieri sono eletti tra gli associati delle altre tre fasce di contribuzione. In questo modo abbiamo pari rappresentatività di tutti gli associati indipendentemente dalle loro dimensioni aziendali. Per la prima volta abbiamo inserito nel nostro statuto la non eleggibilità dei rappresentanti di una medesima ragione sociale. Ciò per evitare che la rappresentanza più ampia non sia espressione di una stessa azienda

Si parla anche di una collaborazione tra Assoram e Mind (Milano innovation district).

È uno dei progetti di punta di questo 2022. L’idea è quella di entrare nel board istituzionale del Mind, che raccoglierà l’eccellenza dell’innovazione made in Italy. La presenza di Assoram in questo luogo testimonia la continua innovazione nel campo della logistica che contraddistingue l’attività dei nostri associati. Abbiamo programmato la parte pubblica della nostra assemblea annuale proprio negli spazi del Mind, alla presenza dei vertici delle istituzioni regionali lombarde, invitando anche il ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vincenzo Colao.

 

 

Cosa c’è nel futuro di Assoram?

La nostra associazione sta vivendo un momento di grande positività ed energia. Non solo per questa maggiore attenzione alla rappresentatività degli associati, ma anche per il dialogo che personalmente ho rinsaldato con i presidenti delle altre associazioni di categoria lungo la filiera del farmaco, da Farmindustria, Egualia, Adf, Federfarma e Federfarma Servizi ad Ascofarve per la parte veterinaria. Inoltre siamo sempre più partner di istituzioni universitarie, da Padova a Firenze, a Napoli, dove partecipiamo a corsi di formazione in logistica farmaceutica. Perché questa parte della catena del farmaco avrà grande sviluppo nei prossimi anni. Il futuro ci vedrà protagonisti di sfide quali la spinta alla digitalizzazione della salute e all’informatizzazione sempre più complessa. Così come la trasformazione ecologica con magazzini green, energivori sì, ma di energia pulita

IFarma – Febbraio 2022

Articolo a cura di Carlo Buonamico

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