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11 Novembre 2021Nasce oltre vent'anni fa la società partenopea per la fornitura di farmaci sperimentali,
ormai un riferimento sul mercato mondiale
Euromed, il «made in Naples» conquista l’America
Nasce a Napoli oltre 20 anni fa con l’obiettivo di fornire alle aziende farmaceutiche i prodotti medicinali in sperimentazione per la ricerca clinica. Una idea non semplice in un settore nevralgico come quello della sanità. Con il rischio di implodere. Invece, due decenni dopo, celebra in via definitiva l’ingresso negli empori globali e l’ennesimo successo per un Mezzogiorno che nonostante tutto ce la fa e riesce a sfondare sui mercati internazionali che contano, a partire da quello americano. Euromed, questo il nome della società appartenente a Petrone Group che opera nel campo della logistica farmaceutica, oggi è una realtà mondiale con filiali a New York, Singapore (Stato che l’ha premiata come leader del comparto) e Dublino con 40 professionisti specializzati operanti in queste nazioni. Ma continua a conservare l’immagine del Vesuvio nel logo.
E ad assumere per le attività sul territorio nazionale solo ed esclusivamente giovani della città, a conferma che al di qua del Garigliano ci sono energie valide e un potenziale importante per competere sulle «piazze» internazionali. «E lo faremo per sempre — dice l’amministratore delegato Pierluigi Petrone – perché siamo orgogliosi delle nostre origini partenopee e avvertiamo ogni giorno il bisogno di far capire agli altri da dove veniamo perché consapevoli che Napoli può e deve essere apprezzata non solo per le sue bellezze ma anche per il suo tessuto produttivo».
La scommessa è stata vinta grazie all’intuizione avuta dall’azienda nella scelta del business, con tre aree di intervento: rifornimento prodotti «comparativi» alle aziende farmaceutiche, cioè farmaci per uso sperimentale; intermediazione per facilitare l’ingresso in Europa di società americane impegnate in prodotti «negletti», ovvero quelli utilizzati per la malattie rare; infine, supporto durante le fasi più critiche dei test clinici, attraverso l’espletamento di servizi logistici globali dedicati ai farmaci in sperimentazione e la fornitura di medicinali di confronto di alta qualità. Ai propri clienti, Euromed offre una serie di servizi che vanno dalla consegna e stoccaggio di farmaci alla loro distribuzione sul territorio, dalla gestione dei resi e dei richiami alla tracciabilità con il Ministero della Salute, dal monitoraggio delle gare di fornitura, registrazione e partecipazione al controllo degli ordini e del credito. Ma, soprattutto, agisce da collegamento tra i titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio e i pazienti quando questi ultimi hanno bisogno di farmaci, il più delle volte trattamenti «salvavita» per patologie incurabili, che non possono essere resi disponibili nell’abituale contesto clinico o commerciale.
Malati che devono continuare il trattamento, dopo il completamento delle sperimentazioni, ed essere coperti fino alla sua approvazione e immissione in commercio. Ancora, degenti di altri paesi che hanno necessità della terapia e non possono aspettare che venga concessa l’autorizzazione locale all’immissione in commercio. Infine, infermi che hanno necessità del farmaco non autorizzato e non possono ritardare il trattamento fino a quando (e se) la fornitura locale verrà ripristinata. Questa attività di accesso precoce, preziosa soprattutto per i malati che ne hanno bisogno e che legano la loro speranza di vita alla riuscita di un pro-dotto non ancora vendibile, viene attuata anche per le malattie rare, per le quali la disponibilità e l’accessibilità a tratta-menti appena lanciati e particolarmente costosi presenta gravi problemi di logistica. «Il lavoro svolto in questi anni — sottolinea con orgoglio Petrone — ci ha resi partner fidati anche con l’esplosione della pandemia. Ci sentiamo gratificati dall’aver offerto il nostro contributo alla lotta contro il mostro Covid, soprattutto nella fase in cui serviva sperimentare soluzioni efficaci per fermare la malattia. Continueremo in questa direzione perché la ricerca clinica faccia sempre più progressi».
Fonte – L’Economia Mezzogiorno – Estratto pagina 7
Articolo a cura di Luciano Buglione